La prima schiavitù, è la frontiera.
Chi dice frontiera, dice fasciatura, cancellate la frontiera,
levate il doganiere, togliete il soldato.
In altre parole siate liberi; la pace seguirà.
Victor Hugo
I
I CIE ovvero Centri d’Identificazione ed Espulsione sono strutture
che presentano: stanze con porte blindate, celle d’isolamento, blocchi, sezioni, cancelli, grate, recinzioni con filo spinato, videosorveglianza ecc…
Presentano effettivamente tutti gli aspetti strutturali di un carcere ma lo stato li definisce “SERVIZI”.
Nei CIE finiscono i cittadini stranieri sprovvisti di regolare permesso di soggiorno. Qui, essi sono privati della libertà personale, senza poter valere del fondamentale diritto alla difesa legale e senza poter ricevere visite. Ad aggiudicarsi la gestione e la responsabilità del mantenimento dei migranti sono organizzazioni “umanitarie” o “assistenziali” pagate profumatamente dallo Stato, mentre la vigilanza è affidata alle forze dell’ordine e addirittura all’esercito. I migranti sono rinchiusi e sorvegliati proprio come detenuti ma il governo ama chiamarli “OSPITI”.
Nei CIE viene spesso servito cibo scaduto, avariato, immangiabile, insaporito da blatte o vermi e condito da tranquillanti. Numerosi sono i casi di igiene precaria e/o inesistente, letti dalle luride lenzuola di carta e bagni fatiscenti o inutilizzabili. Queste e mille altre condizioni di detenzione dura sono solo un’aggravante rispetto al motivo della privazione della libertà, cioè: aver oltrepassato un confine di aria e luce senza avere il pezzo di carta giusto per mantenere integra la propria dignità umana. Per lo Stato, questi migranti hanno compiuto il reato di essere nati in un altro paese e vengono spregiativamente nominati “CLANDESTINI”.
Nei CIE, come in tutte le carceri, sono numerosi gli episodi di violenza nei confronti dei detenuti e delle detenute da parte degli operatori civili e delle forze di polizia. Nei CIE, come in tutte le prigioni, è consuetudine il più totale disinteresse verso le patologie ed i malori dei prigionieri. Nei CIE, come nelle peggiori carceri, si possono subire torture e abusi sessuali e, come capita sempre più spesso, si può anche morire in circostanze che per le autorità rimangono “inspiegate”. Nei CIE, a causa della profonda disperazione, data dalla condizione di sequestro a cui sono sottoposti i migranti, avvengono sempre più frequentemente atti di autolesionismo, rivolte, ribellioni e tentativi di evasione ma purtroppo anche di suicidio. A tutti questi atti la polizia e i militari, aguzzini in divisa degli odierni lager, rispondono con la proverbiale pratica, ben collaudata, dell’intimidazione e del pestaggio.
Nell’assoluto silenzio dell’intero apparato dello Stato; nessun magistrato, politico o giornalista (tranne che per deplorare qualche fuga o atto eclatante) solleva la gravissima questione:
I CIE NON SONO SERVIZI MA LAGER e I MIGRANTI NON SONO OSPITI MA PRIGIONIERI.
L’indignazione che sorge per uno stupro, per un efferato omicidio, o per vergognosi atti di pedofilia offusca la vista e le menti delle persone, relegandole ad un ruolo passivo e accondiscendente rispetto a questo nuovo imbarbarimento nazista della violenza insita nell’istituzione statale.
Non ci rassegneremo al fatto che in questa società qualche vetrina rotta, una scritta su un muro o qualsiasi atto di dissenso vengono visti dalla maggioranza come atti spregevoli, mentre un’assoluta coltre di silenzio circonda dei campi di concentramento.
Non ci rassegneremo al fatto che tutto questo può compiersi accanto a noi probabilmente perché i cittadini italiani con fare razzista si sentono al sicuro da un’epurazione che colpisce solo gli stranieri.
SPEZZIAMO L’ INDIFFERENZA CON LA SOLIDARIETA’
TRASFORMIAMO LA GUERRA TRA POVERI IN GUERRA AL POTERE.
CHIUDIAMO I CIE ADESSO!!!!