La retta via

Per non continuare a bollare l’ attuale situazione repressiva come la solita caccia all’anarchico, che mette i bastoni tra le ruote al movimento, bloccando fisicamente le energie e i contatti che i compagni perseguiti hanno come bagaglio; bisogna evidenziare alcuni collegamenti ben visibili a tutti, ma che conviene riassumere per inserirli in un quadro d’insieme, che ci sollevi dal torpore dei riflessi condizionati in cui cadiamo rispondendo con la (giusta) solidarietà incondizionata.

Nel giro di un anno, ancora ben lungi dall’essere concluso, abbiamo visto: un operazione contro il movimento NoTav, le pesanti condanne definitive per il G8 del 2001, 4 operazioni per 4 associazioni sovversive e un continuo stillicidio di misure di prevenzione, possiamo pensare che non ci sia un disegno ben tratteggiato di una precisa manovra repressiva[1]?

Contributo illuminante ci è fornito da Luciano Pitronello nel comunicato, sul suo recente sciopero della fame di protesta, dal titolo“Quando il fuoco dell’anarchia alimenta i nostri cuori”[2]. Parlando dai suoi arresti domiciliari, il compagno Tortuga, ci invita al dibattito comparando diverse operazioni che hanno colpito gli/le anarchici/che in diverse parti del mondo.

“[..]se la “Operazione Ardire” è stato un attacco da folli, non lo è stato in nessun caso alla cieca, non hanno preso i/le responsabilx degli attentati rivendicati dalla Federazione Anarchica Informale (FAI), hanno preso persone che coincidevano con il profilo ideologico (agli occhi dell’autorità)[..]” Niente si puo dire di più appropriato anche avendo letto l’ordinanza sui termini di applicazione delle misure cautelari. Le linee di procedura delle indagini partono dai concetti base espressi nelle rivendicazioni di diversi documenti della Fai (informale) e dalle fonti che in modo più o meno presunto avrebbero originato quelle idee, per arrivare ad individuare e maldestramente appiccicare gli stessi concetti agli indagati attraverso un uso massiccio e sistematico di intercettazioni telefoniche, ambientali e corrispondenze epistolari e via web.

“[..]Non si cerca di incarcerare gli/le autori delle bombe, degli assalti alle banche o i/le compagnx che hanno realizzato gli attentati della F.A.I., in questo questa pratica è solo il riflesso propagandista e violento di una vita ribelle all’autorità, si cerca di punire e mostrare che assumendo un determinato modo di vivere finirai nella mira della polizia, della stampa, dei cittadini al servizio del potere, ma se scegli una vita normale, allora puoi andare tranquillx.[..]”

Leggendo tutto il documento (di ben 228 pagine) sull’ applicazioni delle misure cautelari è oltremodo evidente che non c’è nessun serio interesse di collegare le/i compagne/i ad alcuna specifica azione in particolare, tanto quanto invece sono pateticamente immani gli sforzi per renderli partecipi di un contesto, quello anarchico, in cui si potrebbero sviluppare condotte delittuose. Non a caso alla fine dell’ordinanza, per metter a tacere ogni dubbio, non possono fare ameno di ammettere che la suprema corte ha stabilito che non è necessaria la realizzazione dei reati oggetto ma basta l’esistenza di un programma(?) e di una struttura organizzativa(??) per poter essere processati e condannati per l’articolo 270bis c.p.. Ora inciso che non m’importa in quanto anarchico delle supposizioni forcaiole con cui i sacri inquisitori giudicano gli oppositori e che non spetta a me confutare le sciocchezze scritte in questa ordinanza, trovo comunque interessante capire le dinamiche poliziali con cui si fabbrica una montatura giudiziaria, sopratutto una che porta in carcere degli individui solo ed esclusivamente in base alla condivisione di opinioni.

Adesso è tempo di lasciare il sentiero delle certezze per addentrarsi nella selva dell’ignoto chiedendosi:

“[..]a cosa punta veramente il nemico?

Personalmente credo che punti al terrore, a farci credere che perchè diamo vita a uno spazio occupato ti cadrà addosso la repressione, che se rispondi a lettere da dentro un carcere ti indicheranno come leader di un gruppo terrorista, che se mantieni attiva una pagina di controinformazione sarai l’ideologo di un gruppo armato, che se parlerai dei mali di questo mondo di merda i collaboratori della polizia ti consegneranno su un piatto d’argento alle autorità, che se solidarizza con questa o quest’altra persona parleranno di reti per la cospirazione, quindi attraverso la paura pensano di paralizzarci.[..]”

Segui la retta via indicata dal potere e resterai indenne, tale da poter continuare a trascinarti nella miseria di questa vita, oltrepassa i binari del consentito e verrai perseguitato e cacciato negli inferi da cui non risalirai mai più. Questa ipotesi ha una sua logica conosciuta e un utilizzo ben sperimentato, i suoi effetti devastanti hanno fatto nascondere la testa sotto il cuscino a ben più di una generazione in questo paese, ma la natura incisiva, persistente e preventiva ma anche la quantità delle azioni repressive da una consistenza diversa al fenomeno. Quando è che la paura smette di essere la percezione di un pericolo supposto per diventare la conseguenza di un pericolo reale?

Che l’eterno nemico abbia alzato il tiro? Forse è preoccupato che la lotta dei No Tav in Val Susa possa estendersi per diventare un modello e provocare un innalzamento diffuso del conflitto? Oppure teme il potenziale dei metodi d’azione anarchici e dei pensieri libertari, in un contesto che potrebbe diventare più recettivo e potenzialmente esplosivo a causa dell’onda lunga del crescente malcontento causato dalle scelte politico-economiche intraprese? Lo Stato ci fa sentire la pressione del morso quanto più ci ribelliamo al suo giogo?

Fatto sta che non sembra più un eresia pensare che le strategie militari e quindi le operazioni di controguerriglia, non possano pian piano sostituire classiche manovre repressive poliziesche. La flessibilità dei rapporti sociali e umani e l’irregolarità del conflitto e dei suoi partecipanti tende sempre di più a rendere nebuloso il confine tra prevenzione e punizione, tra guerra e guerriglia, ribelle e terrorista. I militari intervengono già contro la propria popolazione, adesso droni sorvegliano le manifestazioni[3] laddove la stessa libertà di manifestare la propria opposizione al sistema non è stata ancora annullata[4]. Non è nemmeno una novità dire che il dominio regna incontrastato su un arido deserto, che si estende ogni giorno di più, ma non è sbagliato dire che le lacune del sistema diventano sempre più visibili ad occhio nudo, anche se sorgono difficoltà ad avere una visione d’insieme necessaria a spazzarlo via.

Ogni cosa vecchia e obsoleta, ogni crisi e difficoltà impone una mutazione necessaria alla sopravvivenza, il sistema di privilegio e sfruttamento è infatti sopravvissuto ad ogni turbamento nel corso della storia cambiando e adattandosi alle condizioni sociali, le sue antiche dinamiche atte a rimanere avvinghiati al potere costituito hanno subito solo lievi modifiche nella forma in cui vengono espresse ma continuano ad essere riproposte in diverse salse e ad essere trangugiate dalle genti del pianeta.

In questa fase di gestazione il dominio ha bisogno di solide basi necessarie alla sua alimentazione, che sono di fondamentale importanza per affrontare la muta a cui è sottoposto.

Il sistema si nutre di consenso, usa la paura dell’ignoto per evitare che si esca dai suoi angusti ambiti e colpisce duramente chi ignora i suoi ordini, opportunamente mascherati da consigli. Non a caso i media, principale fabbrica di consenso, sono divenuti fondamentali nelle operazioni di controinsurgenza, grazie ad essi si può rimodellare il terreno di conflitto e neutralizzare gli ostili.

I media sono la bocca del dominio, seguono codici comportamentali non scritti, ne dichiarati ma per loro costituzione non oltrepassano mai i confini delineati dal sistema al cui interno si muovono, come ingranaggi ben oleati non attentano al meccanismo del potere ma lo rendono stabile ed efficiente, riducendo ogni attività all’innocuo svolgersi di un intrattenimento pronto per essere venduto. Tipizzazioni e stereotipi diventano le perfette rappresentazioni del reale utili a semplificare e rendere sterili, veri e propri steccati che atrofizzano i pensieri lasciando impronte indelebili nel background culturale del pubblico.

Un mondo fittizio dove la democrazia è un valore, dove ci si indigna per corruzione e malaffare contraltari quindi di rettitudine e virtù che dovrebbero essere la norma, si predica tolleranza in un mondo che non prevede voci fuori dal coro,si magnificano le differenze mentre si educa all’uniformità. Giulia Marziale prigioniera dell’operazione Ardire descrive perfettamente lo schizofrenico agire dei mass-media nel comunicato “Is There Anybody Out There?”[5].

“[..]Mi chiedo se i difensori della libertà di questi giorni scrivano i loro articoli con ingenua consapevolezza o con il classico sporco servilismo ipocrita che li contraddistingue.[..]Un servilismo che garantisce la loro integrità morale agli occhi dell’opinione pubblica, che li vede battersi contro le ingiustizie assassine di Assad, contro l’arresto delle Pussy Riot, per Assange, così da non dover rendere conto del loro sporco e reale lavoro condotto in Patria, l’unico per cui la stampa ha il permesso di esistere, ossia giustificare, servire il Potere, lo Stato e i suoi scagnozzi.[..]”

E’ nell’immaginario proposto dai media che ogni opposizione a questa società naufraga, vedendosi classificare, banalizzare, rubare l’anima e ridurre all’ impotenza, sono spesso i fantasmi di questo mondo immaginario che ci ritroviamo ad affrontare senza averne fatto bene i conti, forti delle nostre esperienze sul territorio e dei nostri legami intessuti nelle strade abbiamo ignorato o sottovalutato la delicata questione senza aver mai tentato d’intaccare realmente lo strapotere che risiede in questo strumento che certamente non è destinato a sparire da solo.

Con questo scritto non era mia intenzione fare un esercizio di stile, predicare ai convertiti, trovare geniali soluzioni, ma manifestare una sincera solidarietà agli arrestati e indagati dell’operazione Ardire colpiti a mio parere per aver osato favorire la comunicazione tra gli anarchici/che e aver tentato di far breccia nel monopolio dell’immaginario collettivo. Inoltre era mia intenzione tentare di spezzare l’isolamento in cui sono (e siamo) relegate/i dimostrando che se è il dibattito che le forze poliziesche vogliono contrastare con la repressione, hanno già fallito nel loro intento. Non riusciranno a fermare la contaminazione delle nostre idee, che continueranno ad accrescersi sfondando le mura delle prigioni e attraversando oceani e continenti per raggiungere ogni individuo che lotta contro gli stati e il capitale.

 

ancora una volta:

Libertà per il nostro fratello Peppe Sghigno, Libertà per tutti i compagni in carcere! Libertà per tutti!

Solidarietà con Gimmy e tutti i compagni in fuga perseguitati dagli Stati!!

Solidarietà a chiunque nel mondo combatte con azioni dirette l’oppressione dello stato e del capitale!!!


[1] secondo il rapporto  NATO UO 2020 il nuovo approccio operativo “di manovra” il principale obiettivo dovrebbe consistere nel frantumare la coesione e la volontà di combattere del nemico attraverso azioni tattiche contro i punti nevralgici dello stesso.

 

[2] http://www.informa-azione.info/cile_lettera_di_tortuga_dagli_arresti_domiciliari_sul_suo_digiuno_solidale

[3] romperelerighe.noblogs.org/post/2012/10/25/dispositivi-di-contro-insurrezione-il-drone-utilizzato-a-ravenna-al-corteo-contro-la-cmc/

 

[4] http://www.informa-azione.info/genova_quotdaspoquot_applicato_ai_cortei

 

[5] http://www.informa-azione.info/op_ardire_due_scritti_di_giulia_dal_carcere_di_rebibbia

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Sull’orlo del baratro

Aumenta la disoccupazione, aumentano i prezzi, diminuiscono i salari, nuove e vecchie tasse saccheggiano le tasche dei meno abbienti, mentre diventano più odiosi i privilegi dei potenti, diminuiscono gli spazi di libertà e vigliacchi soprusi vengono perpetrati in nome della sicurezza. Le galere e le piazze si riempiono di un esercito di nuovi poveri, mentre soldi e potere si accentrano tra politici, banchieri e multinazionali sempre più arroganti e tracotanti, che con guerre e devastazioni ambientali flagellano le popolazioni al solo scopo di far muovere l’economia e arricchirsi.
“Banditi e ribelli vi spezzeremo le reni”
La paura di una contestazione indomabile e selvaggia come quella greca, spaventa le classi dirigenti che cominciano a sferrare attacchi preventivi nella speranza di arginare il fiume in piena della crisi sociale. La tanto amata democrazia permette il dissenso all’interno del suo ambito, lo stesso ambito in cui: incarcera chi oltrepassa una frontiera, vessa e opprime le classi  più disagiate, uccide chi non può difendersi, infetta chi opera nelle sue industrie, affama e sfrutta chi lavora per lei. L’ ambito della democrazia e del capitale è un recinto in cui le popolazioni sono bestiame, mansueti buoi che vengono condotti al macello. Guai al bove che si lamenta mentre viene marchiato a fuoco, guai al bove che scalcia mentre gli si strappano i denti, guai a chi cerca di uscire dal recinto. Durante il fascismo lo Stato ha inventato un reato (270bis c.p. tuttora in uso) apposito in cui basta solo pensare di coalizzarsi contro di lui per guadagnare galere ed angherie. Da un capo all’altro dell’Italia 4 distinte operazioni si sono succedute in 3 mesi portando all’arresto decine di anarchici, indagando centinaia di persone e perquisendo centinaia di abitazioni. Senza contare le pesanti pene inflitte come vera e propria ritorsione ai manifestanti del G8 del 2001 o gli arresti preventivi per gli oppositori alla linea TAV.
“Noi lottiamo, voi votate”
I nostri compagni, amici e affini, non si stupiscono del trattamento ricevuto sanno di essere stati puniti esclusivamente per avuto il coraggio di uscire dal recinto. Mentre pavidi armenti muggiscono il loro dissenso tra una petizione di firme, un elezione ed un sit-in, pochi individui da soli: informano, smascherano e attaccano le strutture criminali del sistema. Ardono le banche criminali, saltano in aria le agenzie di riscossione affamatrici, si spaventano gli industriali eco-assassini. Mentre greggi chiedono una legge, un lavoro, un guinzaglio ai loro macellai, comunità alternative basate su autogestione, mutuo appoggio e rifiuto della delega nascono in valli ribelli dal dominio dei potenti. Manipoli d’individui che molto spesso non si conoscono nemmeno, agiscono in base alle loro abilità e possibilità, chi scrivendo un messaggio su un muro, su  internet o su un volantino, chi rallentando e sabotando le strutture che rendono la vita un inferno.
“Non chiediamo il futuro ci prendiamo il presente”
Non siamo ingenui, sappiamo che ancora un solco enorme fatto di sofferenza e macerie fumanti divide questo sistema di sfruttamento e odio da una società senza schiavi ne padroni, senza dei ne religioni, senza stati ne nazioni. Ma prenderne atto non basta, per non essere complici più o meno consapevoli, si deve agire per riprendere il controllo della propria vita e non s’illudano quelli che ora si sentono al sicuro, sull’orlo del baratro il terreno è sdrucciolevole e nessun riparo esiste dove rifugiarsi. Schierarsi ora individualmente senza aspettare deleghe, partiti, sindacati, mass-media, avanguardie e masse, ormai ridicolo ciarpame del secolo scorso, può fare la differenza perchè solo nella lotta di liberazione diventa degna la vita di una persona. Il presente è un laboratorio dove sperimentare ciò che verrà, senza presente ogni appello al futuro è un vuoto urlo che si perde muto nello spazio sordo.

Libertà per il nostro fratello Peppe Sghigno, Libertà per tutti i compagni in carcere!
Solidarietà con Gimmy e tutti i compagni in fuga perseguitati dagli Stati!!
Solidarietà a chiunque nel mondo combatte con azioni dirette l’oppressione dello stato e del capitale!!!
Fermiamo l’accanimento terapeutico a cui è sottoposta sta società morente, poniamo fine alle sofferenze, stacchiamo la spina al sistema!!!!

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Sghigno Libero! Liberi Tutti!

Questo testo è stato distribuito durante un corteo spontaneo a Catania ieri giorno 13/06/12.

Oltre 40 perquisizioni, 24 avvisi d’indagine e 10 arresti sono il provvisorio bilancio di un operazione repressiva orchestrata dal Pm di Perugia  Manuela Comodi ed eseguita il 13 giugno dal Ros dei carabinieri .
I nostri amici, conoscenti e/o compagni sono accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. In queste ore giornali, televisioni e radio continuano a bombardarci con notizie sibilline quanto allarmanti  che attribuiscono loro la responsabilità di alcuni plichi esplosivi e varie azioni dirette.  In questo momento di crisi lo Stato sembra molto preoccupato, ma ad attirare le sue attenzioni non sono il caro vita, la disoccupazione, la diminuizione repentina del potere d’ acquisto, la situazione critica dei servizi sociali, i nuovi poveri e i diseredati. La sua paura crescente è piuttosto che qualcuno possa smascherare il ruolo e le connessioni che lo stato e il sistema del capitale hanno nella miseria umana che imperversa nella vita attuale. Non ci importa se i dieci arrestati siano o meno colpevoli, quello che ci preme evidenziare è che ad essere rinchiusi, privati della libertà e dei loro più cari affetti sono dieci persone che hanno dedicato fatica e speso ogni energia nella lotta, senza risparmiarsi mai e senza chiedere nulla in cambio. Le loro lotte, quelle  contro i lager per immigrati e contro il razzismo, quelle contro il dominio incontrastato delle banche nella gestione dell’economia, quelle contro le arroganti multinazionali e il loro nocivo sistema di produzione, quelle contro lo stato e le altre autorità nella gestione delle nostre vite, sono anche le nostre lotte. La nostra solidarietà va non solo agli arrestati e agli indagati ma anche a tutti i parenti, gli amici e i coinquilini che le forze dell’ordine non hanno esitato a scomodare vessando, perquisendo e molestando con lo scopo di spaventare ed isolare, in pieno stile mafioso.
Non saranno le solite montature giudiziarie a spegnere il bracere del conflitto sociale, la detenzione non arresterà la lotta per un mondo libero dalle gerarchie e dallo sfruttamento.

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Madda Libera!!

Dal 7 marzo la nostra compagna Madda è nel carcere di Trapani, sequestrata dallo Stato su ordine del giudice per le indagini preliminari (GIP) Andrea Santucci di Bologna, su richiesta del pubblico ministero Morena Plazzi. La scusa con la quale viene trattenuta in galera riguarda la possibilità di rendersi irreperibile a causa delle violazioni di custodia cautelare di cui, secondo loro, sarebbe protagonista. Madda è coinvolta nell’ennesima montatura repressiva denominata Outlaw ai danni degli anarchici del centro di documentazione “Fuoriluogo” di Bologna. Le accuse mosse contro di lei sono associazione per delinquere finalizzata al compimento di delitti di violenza privata, minacce e resistenze a pubblico ufficiale, danneggiamenti e occupazioni abusive, con l’aggravante di turbare e mettere in pericolo l’ordine pubblico. Un ordine pubblico che dev’essere fatto rispettare per permettere an chi è ricco di ingrassare sempre di più sulla pelle di chi ha sempre di meno.

Nel momento in cui, a causa della tanto sbandierata crisi, le condizioni sociali vanno via via peggiorando e persino sopravvivere sta diventando sempre più difficile, nel momento in cui i provvedimenti del governo stanno colpendo con inaudita durezza chi sta in basso, lo Stato non può più agitare la minaccia dell’immigrato per distrarre l’attenzione e stornare la rabbia, ma deve colpire chi da sempre gli è stato nemico, deve colpire chi rappresenta una minaccia verso i suoi progetti di morte e miseria. Così reprime con inaudita ferocia chi in Val Susa si oppone al Treno ad Alta Velocità contro la distruzione della propria terra, così incarcera tutti quelli che, non lasciandosi incantare dalle chiacchiere della democrazia, osino ribellarsi apertamente.

È così che lo Stato cerca di far “quadrare i conti”.

Per questo è fondamentale non far mancare la solidarietà a chi, colpevole solo di aver fatto valere la propria dignità invece che rinchiudersi in un universo di rassegnazione, in questo momento si trova intrappolato nelle maglie della repressione, per questo non possiamo che sostenere la nostra compagna Madda che è rinchiusa in un luogo dove non può usufruire di acqua potabile, dove le tensioni con i suoi aguzzini sono all’ordine del giorno e la solidarietà tra detenuti poca o inesistente,  dove la lontananza dagli affetti e la difficoltà di poter effettuare colloqui, si fanno sentire intaccando il morale.

Per questo abbiamo deciso di non lasciarla sola, organizzando un presidio il 7 aprile a Trapani alle ore 13 sotto quelle maledette mura, per urlare la nostra rabbia il nostro dissenso per far sentire a Madda il nostro appoggio e la nostra solidarietà con tutto l’affetto e il calore che si merita.

Che nessun ribelle sia lasciato più da solo, che finalmente tutti inizino a ribellarsi.

Fuoco alle carceri Liberi tutti!

Anarchici

<<Aggiornamento>>

Abbiam ricevuto la notizia che Madda è stata trasferita a Roma nel carcere di Rebibbia. Il presidio è per ora, quindi, annullato.

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Solidarietà a Madda!

Abbiamo appreso dagli infami mezzi di comunicazione di massa che la compagna Madda (Maddalena Calore) è stata tratta in arresto dalla Polizia di Alcamo e probabilmente tradotta alla casa circondariale di Trapani, dove sabato 18 Febbraio si deciderà la convalida o meno dell’arresto. Madda è stata fermata ad un posto di blocco, le accuse a suo carico sono: violazione dei termini di custodia cautelare (obbligo di dimora nella provincia di Cagliari), false generalità e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. I giornali, fin da subito, hanno rispolverato ogni suo precedente, snocciolando i suoi ultimi anni da un punto di vista poliziesco e repressivo. Che la si accusi di aver pianificato il suo odio contro le forze dell’ordine o la sua incompatibilità con l’ordine costuito non ci sorprende, visto che anche nei nostri cuori battono le medesime pulsioni. Stavolta è toccato a lei essere il mostro sbattuto in prima pagina, mentre gli omicidi compiuti dagli assassini in divisa trovano spesso comprensione e solidarietà da parte delle istituzioni e dalla gente intrappolata nel delirio securitario. Non è difficile comprendere che l’unica colpa di Madda è quella di essere nemica di un ordine basato sullo sfruttamento, sulla morte e la miseria. La caparbietà che ha sempre dimostrato nelle lotte per la salvaguardia della terra e la liberazione di qualunque essere la abiti, la forza d’animo con cui ha affrontato a testa alta le autorità e le sue punizioni ci rendono fieri di essere suoi complici e solidali.

Seguiranno aggiornamenti.

NE’ COLPA NE’ INNOCENZA, MA FIERA RESISTENZA.

anarchici etnei
cenere.noblogs.org

***

AGGIORNAMENTI SU MADDA
Abbiamo appreso dall’avvocato del Foro di Trapani Antonino Vallone che la nostra compagna Maddalena Calore si trova rinchiusa nel carcere di Trapani.
Nonostante la privazione della libertà e il distacco dai suoi affetti primari tiene sempre la  testa alta (e su questo nessuno aveva dubbi).
A domani i prossimi aggiornamenti dopo l’udienza preliminare.

Chi vuole dare a Madda la propria solidarietà può scrivere a:

MADDALENA CALORE
Casa circondariale
Via Madonna di Fatima 222
CAP 91100   Sicilia(TP) 

 

 

 

 

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NoTav Tour


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Giù La Maschera!!!!

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Non si avverte la propria catena quando si segue spontaneamente colui che trascina; ma quando si comincia a resistere e a camminare allontanandosi, si soffre molto.
André Gide

Dopo mesi di apologia verso le rivolte nei paesi arabi, dopo mesi di crisi che hanno spazzato via ogni illusione per un possibile futuro migliore, dopo gli scontri che con empatia abbiam ammirato in molte capitali europee, arriva la solita schizofrenia italiana. Il 15 ottobre a Roma è andata in scena una farsa annunciata, non quella dei cosidetti incappucciati, additati come infiltrati, sbirri, teppisti, violenti e sciocchi più o meno consapevoli e utili alla reazione, ma quella di una società in stato di grave malattia, non puo essere altrimenti: se si confonde la violenza vigliacca di un potere sempre impunito, con la rabbia dei senza voce. Violento è chi bombarda popolazioni inermi, chi impaurisce indiscriminatamente, chi devasta interi territori, chi affama e ricatta per un lavoro di merda, chi controlla e ingabbia. All’indomani di un ennesimo ed inutile voto di fiducia che da ulteriore conferma di quanto i potenti preferirebbero la morte che rinunciare alla loro inebriante posizione di superiorità, non saranno un paio di banche ed una caserma in frantumi a fermare il capitalismo e i suoi alfieri, ma dovrebbe essere ancora più palese che passeggiare allegri, cantare, ballare e montare 20 tende sul ciglio della strada non solo sia inutile, ma è anche una idiozia che rende il sistema sicuro della sua immunità. Illusi, convinti di partecipare alla vita politica del paese tutt’al più prendono parte allo sciocco gioco dell’eventuale alternanza ai vertici dello stato. Ma come una vetrina che crolla in mille pezzi lascia nudi ed incustoditi i tanto agognati oggetti del desiderio, una vetrina in frantumi può far cadere la maschera alla società italiana. Ecco: ad essere nudi sono gli Indignati, indignati come mai;  una bella marcetta allegra e colorata sarebbe stata la risposta adatta per spaventare un capitale che specula e affama e terrorizzare uno stato segregazionista, ma adesso queste cose passano in secondo piano, il vero nemico è l’uomo nero che merita indignazione e delazioni per non aver rispettato le regole del democratico dissenso. Giù la maschera per il mondo politico che si compatta in posizioni di condanna mostrando la sua unanime voglia di autorità e fascismo. Ma quanto valgono le sciocchezze pompate dai media in una campagna volta a demolire il dissenso, mentre qui fuori si continua a perdere il posto di lavoro, mentre si finisce in carcere per non avere un pezzo di carta, mentre non si sa come crescere la propria prole e come assicurargli quegli agi che luccicano dietro le vetrine di questo sistema di sfruttamento?

Non s’illuda chi pensa più ad attaccare i teppisti che a sferrare attacchi contro i criminali al potere un solco è stato tracciato e divide non da destra a sinistra ma dall’alto al basso, adesso siamo tutti a volto scoperto e possiamo benissimo vedere in faccia chi consapevolmente accetta di difendere un sistema al collasso e chi dall’altro lato userà ogni mezzo per riconquistare la propria vita.

Altri comunicati sul 15 ottobre 2011 a Roma.
http://www.informa-azione.info/riflessioni_e_comunicati_sul_15_ottobre_aggiornato
http://finimondo.org/node/473
http://finimondo.org/node/475
Via! via! Fuori dal corteo! Queste le richieste urlate a gran voce da sindacati e partiti travestiti abilmente da indignati. Ma noi via non siamo andati semplicemente perchè non avevamo nessun luogo in cui andare, nessun posto dove rifugiarci, niente e nessuno che ci aspetta, nulla da perdere. Allora abbiam scelto di restare, abbiam preferito difendere una linea immaginaria per quattro ore, rischiando libertà e lutti piuttosto che andare a nasconderci nel buco dell’indifferenza e della rassegnazione dove ci volevate relegare. Cinquemila son pochi rispetto alle vostre centinaia di migliaia ma non rallegratevi, se son bastati a far capitolare una delle più potenti forze di polizia occidentali, pensate che noi diseredati cresceremo e sarem pronti a spazzare in breve quello che sessanta anni di buone maniere non hanno mai intaccato.

 

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Tutt* in piazza contro il nucleare! @ Sabato 4 Giugno in Via Crociferi

 


«In definitiva siamo convinti che il movimento antinucleare potrà raggiungere posizioni più radicali solo se saprà rifiutare l’azione di difesa di un ordine economico fondato sulla ricerca di fonti alternative di energia, situando il proprio attacco sulla questione sociale. Dove esiste il dominio dell’uomo sull’uomo, occorre attaccare le strutture statali e del capitale. Questo è un modo coerente per dimostrare come esse siano strutture ostili alla vita e al suo libero sviluppo. » (
Pierleone Porcu)

Spesso cullarsi su delle vittorie, ottenute sulla carta in tutti i sensi, frutto di una semplice crocetta su una scheda rappresenta l’inizio di un pericoloso vortice che spazza via le lotte fatte per le strade e segna il trionfo della farsa elettorale o referendaria. Un NO, espresso circa vent’anni fa in maniera civile e democratica, non ha certo impedito la perpetrazione dell’apparato nucleare sotto altre forme, si vedano gli armamenti atomici e i depositi di scorie radioattive presenti sul nostro territorio. Sono le grandi aziende italiane, come ENEL, ANSALDO, ENI e FINMECCANICA sempre più dispensatrici di morte in giro per il mondo, a cercare profitti grazie alla costruzione e allo sfruttamento delle future centrali atomiche. Dopo le lotte di Comiso negli anni ottanta, senza dimenticare anche quelle in Francia, le quali hanno rappresentato una contestazione altamente consapevole e ad ampio respiro in relazione alle diverse sfaccettature del nucleare, il tema è caduto nel dimenticatoio grazie al successo referendario. Eppure, storicamente, l’energia nucleare vanta un curriculum a dir poco assassino: solo i test atomici, a scapito di popolazioni indigene, atolli e isole, condotti principalmente da americani e sovietici negli ultimi sessant’anni, hanno rilasciato una potenza pari a trentacinquemila bombe di Hiroshima. Chernobyl e più recentemente Fukushima hanno rappresentato l’apice del pericolo nucleare, quello più marcatamente percepibile, per i rispettivi abitanti, oltre a numerosi incidenti nucleari, di varia entità, che spesso neanche vengono resi noti al fine di non creare allarmismo e perpetrare il mito della sicurezza nucleare. Non abbisogniamo quindi di grandi sforzi per affermare che il più vicino sinonimo di nucleare è MORTE, quella stessa morte che, nel caso più lampante, si presenta anzitempo, in forma di tumore, ai giovani e giovanissimi ucraini, la cui sorte viene segnata in partenza. Ma si presenta, sicuramente in misura minore, anche per gli italiani che hanno la sfortuna di vivere accanto ai depositi di scorie, quelle stesse scorie che necessitano di tempi infiniti per essere smaltite, o a centrali ormai dismesse come quelle di Caorso, Trino Vercellese e Latina. Ma di reattori attivi ce ne sono tuttora, basti pensare a quelli ancora operativi installati a Varese, Voghera, Pisa e Montecuccolino di Bologna, giusto per citarne solo alcuni. Chiude questa macabra lista il Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, emblema dell’incontro, che poi è il motore principale dell’affare nucleare, tra atomi e guerra, un connubio che rappresenta un altro significativo sinonimo di MORTE, la quale si presenta in forma di leucemia al 65% dei pastori sardi che abitano nella zona. In Italia abbiamo ben venticinquemila metri cubi di materiale radioattivo, una quantità di scorie che nemmeno gli specialisti del settore sanno come stoccare e smaltire. Eppure non si era detto NO al nucleare? L’attuale ricerca, militare e non, che produce scorie e nocività non è forse un’altra forma di perpetrazione di energia atomica? Cambiano i nomi, ma l’ossessione nucleare continua senza impedimenti. L’energia nucleare è solo un tassello, altri sono sicuramente gli OGM, le bio e nano tecnologie, dell’incontrollato sfruttamento delle risorse presenti nella biosfera mascherato da necessario adeguamento alle richieste energetiche del presente e del prossimo futuro.
Smettiamola di credere alla neutralità della tecnologia, essa, infatti, è sempre di più un’arma al servizio di chi trae profitto da un sistema di produzione e distribuzione di merci sempre più grande che richiede un sempre maggiore afflusso di energia, costi quel che costi. L’individuazione di siti per future centrali nucleari, così come vale per le discariche e tutte quelle soluzioni ai danni irreparabili causati dall’odierno sistema capitalista, rappresenta un ulteriore invito, come se ce ne fosse bisogno, alla militarizzazione del territorio e allo stravolgimento della vita di tutti. Bisogna opporsi al nucleare e a ciò che esso intrinsecamente rappresenta, ovvero l’intero sistema economico e industriale che quotidianamente saccheggia ciò che di incontaminato è rimasto sulla Terra. Bisogna stare attenti a non cadere nel tranello simboleggiato dal duello che vede contrapposte energie rinnovabili e non, non può esistere infatti alcuna scappatoia ecocompatibile per far fronte all’incredibile fabbisogno energetico richiesto dall’odierno stile di vita basato sull’enorme produzione di merci e di presunti comfort. Bisogna scegliere di agire adesso,mediante l’azione diretta, per combattere una società sempre più totalitaria e gestita da elites politico-economiche. Dobbiamo intendere la lotta antinucleare come uno strumento per scardinare un esistente che non fa altro che avvelenarci, essa è infatti solo una porzione di una lotta globale che ha come sua nemica l’intera organizzazione capitalista voluta dalle classi dominanti.

Cenere.noblogs.org – cenere@inventati.org

Pubblicato in CRONACHE DI CATA(to)NIA (e dintorni) | Commenti disabilitati su Tutt* in piazza contro il nucleare! @ Sabato 4 Giugno in Via Crociferi

La casa è di chi l’abita, la terra di chi la lavora!

La legalità è stata ripristinata. Queste le dichiarazioni del sindaco di Catania che si vanta, con lo sgombero del palazzo di cemento, avvenuto martedì 17 Maggio, di aver espugnato un bastione della criminalità ed estirpato l’abusivismo in città.
I soliti lacchè incoronano Stancanelli come paladino antimafia che, con il suo comportamento, si sarebbe così anche alienato i voti del grosso bacino della città satellite di Librino feudo del centrodestra.

Ma chi si muove oltre lo schermo della tv, percepisce immediatamente che la realtà è molto più complessa. Sono in tante le famiglie, i bambini, gli anziani che nel palazzo di cemento abitavano costretti da una speculazione edilizia che mette in ginocchio una popolazione di disoccupati, precari, lavoratori saltuari e occasionali, una non forza lavoro che nella provincia di Catania arriva al 52,3%. Mentre sono oltre 15.000 gli alloggi occupati abusivamente nel solo anello di Zia Lisa, Librino e San Giorgio, gestiti dai capisquadra dei quartieri che li distribuiscono in cambio di affiliazioni, favori o piccole somme di denaro. Non parliamo poi del mercato della droga che è di gran lunga il lavoro più facilmente reperibile e più remunerativo per una popolazione in gran parte analfabeta. Una popolazione emarginata, isolata nel proprio quartiere ghetto dove manca qualsiasi servizio essenziale, dove nessuno era contento di vivere con le fogne in garage, i ratti sulle scale ecc.ecc. ma che almeno aveva un tetto sulla testa.

Una intera popolazione costretta appositamente alla lontananza dallo sfarzoso centro cittadino, una periferia nascosta dove rinchiudere gli abitanti, costringendoli ad una prigione mentale, ad una divisione classista e discriminatoria, dove la contaminazione e l’incontro con il resto del tessuto urbano diventano scontro e rabbia e dove condurre la propria esistenza diventa, in modo più evidente e lampante che in altri, mera sopravvivenza. Si è tanto parlato in modo strumentale dello spaccio che nei piani bassi del palazzo di cemento sostituiva negozi e botteghe, ma sarebbero gli abitanti, vittime del disastro in cui versa il sistema, ad essere la causa del problema?  Sarebbero loro, che vivono tra i rifiuti e i miasmi, i potenti boss della mala che si arricchiscono con la droga? Eppoi, sarebbe la droga un affare così grosso se lo Stato, con la scusa di tutelare la salute dei cittadini, non avesse appaltato il suo commercio al mercato nero delle mafie?

Stancanelli, esponente cittadino del clan dello Stato, con una strategia vincente è riuscito ancora una volta a farla franca, dividendo tutte le famiglie, ricattando e terrorizzando è riuscito a buttare in mezzo ad una strada gente che non ha raccomandazioni, influenza e denaro per far valere le proprie ragioni e nel contempo ad essere acclamato come paladino della giustizia. Mentre lo spaccio, sotto accurate indicazioni, si sposta qualche via più in là, la gente non può che rivolgersi ai clan rivali per chiedere assistenza e protezione. D’altronde si sa, gli Stati come le mafie trattano, prendono accordi e a pagarne le spese sono sempre i poveri e gli indigenti sulla cui pelle si guadagnano succosi profitti.

Ma questo non basta, l’arroganza del potere fascista non può permettere ai poveri di organizzarsi, magari di uscire dall’egida dei potenti per conquistare autonomamente con la lotta ciò che gli spetta. Quindi è necessario spaventare e reprimere per stroncare una riappropriazione che potrebbe rivelarsi ben più pericolosa di una supina richiesta alle istituzioni, ed è così che verso le 15.00 di giovedì 19 maggio la polizia municipale, milizia privata del capoclan Stancanelli, indossati guanti e caschi, con la forza smonta il presidio strappando brutalmente tende, gazebo e transenne dalle mani dei reduci della protesta. Questi sono colpevoli di aver contestato la loro nuova condizione di senza casa, colpevoli di non aver accettato di andare a stare negli alberghi ad ore utilizzati per la prostituzione, in colonia tra le spiagge della plaja o nelle camerate della Caritas vanno dispersi, altrimenti  per ammissione dello stesso sindaco questa  “sconcia rappresentazione del degrado” potrebbe saltare agli occhi di chi passeggia per il salotto buono della città. Ovviamente sono i tutori dell’ordine a lamentarsi di esser stati vittime di donne e anziani che hanno osato difendersi dalla “normale” violenza delle istituzioni, ma il capo mandamento Pdl in città, che osservava sorridendo compiaciuto lo sgombero in atto sotto il suo balcone, non s’illuda, lo sfruttamento e i soprusi sono già nel suo conto e prima o poi qualcuno sarà costretto a saldarlo.

 

SOLIDARIETÁ CON LE FAMIGLIE SENZA-CASA DEL PALAZZO DI CEMENTO!

 

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28 Maggio a Messina – Aperitivo benefit per i compagni arrestati a Bologna

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