Cronache di ordinaria xenofobia

E’ durata poco più di un giorno, dalla mattina del 26 Ottobre alla serata del 27, la permanenza a Catania di 68 immigrati, sbarcati insieme ad altrettanti 44 minorenni, nell’ultima meta di un faticoso viaggio che si è protratto per 9 giorni nel Mediterraneo.
Arrivati a largo delle coste di Riposto l’accoglienza delle motovedette italiane consiste nello scarico di un intero caricatore di m-12, in risposta a presunti lanci di  pietre e cime, che avrebbero dovuto bloccare le eliche dei mezzi della GdF, da parte degli scafisti, in 18 verranno arrestati appena dopo lo sbarco.
Comincia così l’etichettamento del bestiame, così ci pare vengano considerati questi uomini da forze dell’ordine, protezione civile e crocerossa. Verranno, in modo sommario, riconosciuti come egiziani nonostante le numerose dichiarazioni di nazionalità palestinese, e deportati presso il PalaNitta, ampia struttura sportiva situata nel periferico quartiere di Librino.
Gli antirazzisti, lasciato il presidio al Porto, raggiungono la struttura e premono per poter entrare e rendersi conto di persona della situazione e soprattutto delle condizioni in cui versano gli immigrati, alcuni dei quali vengono ricoverati in ospedale per diversi problemi di salute. Subito le forze dell’ordine e i funzionari della Questura, vicario del prefetto in testa, concretizzano le direttive arrivate da Roma,  dove per loro stessa ammissione è Maroni in persona, che sta seguendo la vicenda. Quindi, per ragioni di ordini superiori impediscono, non solo a ong e associazioni antirazziste, di varcare l’ingresso, ma anche ai rappresentanti dell’alto commissariato Onu per i rifugiati, unica eccezion fatta ovviamente per la  sempre più “embedded” CRI..
Diversi compagni, ai lati della struttura, tentano di entrare in contatto con gli immigrati ma l’operazione dura poco a causa della perentoria risposta delle forze dell’ordine. Comincia, dal pomeriggio fino alla tarda notte, il presidio antirazzista dinnanzi al PalaNitta durante il quale prenderanno corpo anche colluttazioni con i carabinieri per via di un vetro rotto, sappiamo bene che la repressione poliziesca si appiglia ad ogni pretesto o spesso è direttamente immotivata. Volano pugni e calci, alcuni compagni rimangono accerchiati dagli sbirri ma poi vengono tirati via dagli altri presenti, così il clima ritorna disteso.
Il presidio rimane, ma la tensione torna alta il pomeriggio del 27 quando i minorenni, anch’essi trattati come semplici oggetti e non come persone, vengono caricati su un autobus per essere smistati in diverse comunità di accoglienza, senza curarsi se essi abbiano parenti in Italia o meno. Sono in lacrime, per quel poco di comunicazione che si riesce a stabilire,  alcuni mostrano di aver già capito che l’Italia non è quella che avevano sognato ma un incubo per chi non ha il pezzo di carta giusto.
Due ore dopo, muro contro muro si fronteggiano antirazzisti e forze dell’ordine in vista del  rimpatrio coatto, gli immigrati vengono caricati sui pullman per essere condotti all’aeroporto di Fontanarossa, nonostante vi sia il nutrito dubbio che l’identificazione, non sia mai avvenuta e che quindi neghi agli eventuali immigrati palestinesi di appellarsi allo status di rifugiati politici, concessione che gli immigrati curdi, sbarcati sulle coste campane qualche giorno fa, sono invece riusciti ad ottenere.
Gli antirazzisti sono costretti a rinunciare ad uno scontro frontale con le forze dell’ordine, schierate a protezione dei pullman, e decidono di recarsi tempestivamente all’aeroporto di Fontanarossa e bloccare i check-in dell’aeroporto, facendo sentire la propria voce e impedendo fisicamente la regolare attività dello scalo. Il volo charter, in direzione Cairo, riuscirà comunque a partire, corredato da una visita-lampo del console egiziano, nonostante le pressioni degli antirazzisti.
Per chi da mesi combatte il pacchetto sicurezza e attacca i fornitori di quotidiana repressione questa esperienza, la prima per molti, è stata sicuramente un’esperienza significativa e un primo passo verso una determinatezza sempre maggiore nel contrasto del razzismo imperante nel nostro grigio esistente. Gli occhi hanno visto e la mente ha preso nota di ogni dettaglio, punteremo a farci trovare sempre più preparati a situazioni come queste!
Il nostro pensiero non può che andare ai tre immigrati che, a quanto pare, nonostante il silenzio della stampa sull’argomento, sono riusciti a fuggire dal PalaNitta, sperando che essi non debbano mai conoscere la realtà dei lager per stranieri.

L’unica mediazione culturale che conosciamo è la condivisa voglia di libertà!

All’identificazione contrapponiamo la solidarietà!

Contro le deportazioni, i CIE e tutti i loro gestori e finanziatori!

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