Va in scena lo spettacolo dell’emergenza

Mentre in Libia le proteste e la repressione si avvitano sprofondando verso la guerra civile, questo diventa il momento propizio per cominciare un ennesimo show da parte di un governo abituato alle leggi dello spettacolo e del branding pubblicitario e di un opposizione che relega al prudente tacito assenso l’incremento del proprio consenso elettorale. Si susseguono dichiarazioni-spot che parlano di esodi biblici e catastrofi umanitarie, “caduta la diga Libia verremo presto inondati da una marea di migranti…”

Così dopo aver strillato sulla sciagura imminente il governo, fingendo impreparazione, fa scelte atte a surriscaldare gli animi e a creare una finta emergenza, in cui estendere incontrastato il proprio dominio. E’ il caso di Lampedusa dove i ponti aerei e i trasferimenti via nave improvvisamente smettono di funzionare,  circa 19.000 migranti transitano in  più di due mesi sull’isola portando all’esasperazione una comunità di 5000 anime con tutto quello che ne comporta.

Appare chiaro che aizzare l’animo nero della folla e istituzionalizzare il razzismo a pratica e sentimento quotidiano siano il tributo di sangue che lo Stato chiede  alla società, per dimostrare all’Europa che non riesce a sostenere la pressione dei flussi migratori. Il movente è altrettanto indubbio, sarebbero i fondi che l’Europa potrebbe elargire all’Italia per fronteggiare la presunta emergenza (è lo stesso ministro dell’interno ad ammettere tutto senza provocare nessun sussulto ad una popolare trasmissione politica).

Nulla di nuovo da una politica che ormai si nutre di emergenze e solo grazie ad esse riesce a mantenere saldo il controllo sociale, d’altronde la popolazione è esausta e le normali leggi non bastano a gestire il malcontento. Nulla di nuovo da un sistema disumano che tratta esseri, idee e dignità come merci da vendere e comprare… il vero problema è sito nell’assuefazione e nella compenetrazione che il sistema politico e mediatico ha sulla società, rendendo i telecittadini sempre più disponibili a guerre tra poveri, tra etnie, tra religioni, culture… Ed è in questa cornice che ritroviamo ronde di cittadini pronti ad acciuffare clandestini in fuga dalla tendopoli di Manduria per poi  ricacciarceli dentro con la forza. Invece alcuni  lampedusani sono pronti ad applaudire la sfilata del politico di turno mentre impediscono lo sbarco ai migranti reduci della  perigliosa traversata. Per non parlare di tutte le autorità politiche che hanno giocato al rimpiattino trattando le persone come pacchi indesiderati da rimandare al mittente, laddove come a Genova non si è risolto il problema, dando direttamente fuoco alle strutture per evitare di ospitare i tunisini, quasi come fossero portatori di peste bubbonica. Pregiudizi e paure si alimentano tramutandosi in razzismo anche laddove era impensabile. L’infantilità del meccanismo è palese la MIA terra, la MIA casa, il MIO lavoro… frasi che starebbero bene solo in bocca a poppanti, diventano una giustificazione accettata e ripetuta da una popolazione ignorante e servile. Di che proprietà vanta diritto chi ha permesso supinamente che il territorio in cui vive sia ricettacolo di nocività, petrolchimici e raffinerie, discariche ed inceneritori, che possesso si reclama sui campi che  qualcuno ha avvelenato con radar, trivelle, piloni d’alta tensione e ripetitori, che esclusività si gode su mari trasformati in fogne e depositi di scorie chimiche.  Di quali case si parla? Forse di quei cubi di cemento in cui è stata tolta la possibilità di guardare l’orizzonte, forse quelle gabbie con 4 alberi, oasi in un deserto di asfalto, acciaio e gas di scarico. Mentre pochi uomini guadagnano quanto intere popolazioni, di che lavoro si ciancia? Di quel “nobile” ricatto che frutta malattie e morte in cambio di 4 soldi, parlano di quel lavoro che perderanno se non accetteranno di essere sfruttati per più ore possibili e con minor ricavo possibile?

Nessuno si è lamentato più di tanto, nessuno ha combattuto ma ha anzi accettato con il proprio voto di rimettere nelle mani altrui tutto ciò che aveva, parcellizzando e delegando la propria salute, la propria socialità, il proprio benessere.

Certo è difficile capire che la proprietà esiste solo perchè pochissime persone verticisticamente possano comandare tutte le altre, ma il cittadino illuso, abbagliato dallo Stato e dal luccichiò delle ricchezze, che il capitalismo finge di offrire, crede come proprio qualcosa che non lo è e su cui non si ha nessun diritto decisionale.  Così vittime silenti, e spesso ignare, di continue imposizioni si trasformano in infanti soldatini pronti a difendere gli averi di cui ci si è sempre disinteressati, solo adesso che sono minacciati dal pericoloso barbaro.

Mentre vengono allestite tendopoli, instaurati Super Cara* , riempiti Cpa e Cie, si profila una nuova vittoria per i padroni della democrazia da televoto e della cultura delle soubrette. Il governo riesce perfettamente, anche nell’obiettivo di indurre confusione, e così capita di vedere le scialbe e sinistre opposizioni antirazziste manifestare insieme a  gruppi neonazisti come Forza Nuova o a sfilare con sindaci opportunisti che non vogliono stranieri** ma che mascherano la loro intolleranza con motivi umanitari***. Chi in tutto questo gran ciarlare caritatevole, ha mai discusso sui metodi in cui la comunità internazionale come ad esempio HCNUR smista i migranti bollandoli come rifugiati o clandestini, o come il governo divide i regolari dagli irregolari? Per capire cosa si cela dietro dichiarati intenti umanitari ad esempio basta vedere che son dei patti bilaterali ed economici a stabilire gli afflussi nel nostro paese. La Tunisia teatro di continue rivolte e repressioni è un paese politicamente instabile e in grave crisi economica, dove la vita dei giovani è continuamente in repentaglio allora perchè chi proviene da lì viene classificato come clandestino e non come rifugiato? Che fine hanno fatto le roboanti dichiarazione dei governanti UE che invocano a gran voce il rispetto dei diritti civili sulle popolazioni dei paesi africani sotto dittatura? La pietistica maschera indossata dallo Stato cede per rivelare gli affari che il suo ripulito lessico nasconde. A far da padrone nascosti da “interventi umanitari” e “villaggi solidali”, sono sempre i vecchi e cari soldi, pronti a stabilire la rispettabilità di una persona dove le appartenenze alle nazioni servono a garantirle.

E se non hai le carte in regola sei un criminale, che conviene internare o cacciare, anzi bisogna ringraziare l’uso moderato della forza perchè alcuni eminenti onorevoli, se avessero carta bianca, ti  vorrebbero anche fucilato sul posto, è così, ammettono, che funziona nei paesi civili…(Come fanno gli spagnoli a Ceuta e Melilla)

Chi in tutto questo bailamme di dichiarazioni contrastanti, soluzioni “finali” e (in)differenti posizioni si è mai chiesto con che diritto si punisce una persona rea solamente di essersi spostata dal luogo in cui è nata ad un altro. Ah già ma è l’indiscutibile diritto dello stato, la cosiddetta giustizia, quella che propugnano coloro che sono fedeli ad oltranza ad un sistema fallimentare. Ossequiosi vigliacchi si riempiono la bocca di leggi, decreti e regolamenti infallibili, riuscendo ridicoli idioti, mentre ci viene in mente, che le loro giusta fondamenta sono state promulgate dalle peggiori canaglie in circolazione.

Mineo, Villaggio degli Aranci.

*Il Villaggio degli Aranci, ex base alloggio per i militari di Sigonella della parmense Pizzarotti è adesso il Villaggio della Solidarietà modello di accoglienza per tutta l’Europa. Il campo che ospita fino a 2000 richiedenti asilo politico è  recintato, monitorato e telesorvegliato 24 ore su 24, molto distante dal tessuto cittadino, privo di qualsiasi servizio per i migranti conta 200 forze dell’ordine e 100 militari schierati secondo un patto per la sicurezza stipulato tra il governo e le autorità dei comuni limitrofi. La retorica governativa parla di solidarietà mentre  sono già centinaia ad essere scappati da quello che sembra più un moderno campo di prigionia che un esempio di  integrazione.
**  Come ad esempio il sindaco di Mineo, che appena ricevuta notizia che nel Villaggio degli Aranci, ex base alloggio per i militari di Sigonella della parmense Pizzarotti, sareberro arrivati qualche migliaio di richiedenti asilo politico, ha mostrato subito la sua preoccupazione per la possibilità che i suoi cittadini venissero derubati delle arance, preziosa risorsa del territorio. Per non parlare del presidente delle regione Sicilia Raffaele Lombardo che preoccupato per un casale che ha in zona ha chiesto retoricamente se bisognasse armare di fucili gli abitanti del luogo.
***Stupisce poi l’apprensione delle autorità trapanesi per la tendopoli che posta in località Kinisia sarebbe stata dannosa alla salute dei migranti perchè posta in vicinanza di terreni contaminati da amianto, quando prima non si sono mai fatti problemi per avvelenare la loro stessa popolazione.
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