La casa è di chi l’abita, la terra di chi la lavora!

La legalità è stata ripristinata. Queste le dichiarazioni del sindaco di Catania che si vanta, con lo sgombero del palazzo di cemento, avvenuto martedì 17 Maggio, di aver espugnato un bastione della criminalità ed estirpato l’abusivismo in città.
I soliti lacchè incoronano Stancanelli come paladino antimafia che, con il suo comportamento, si sarebbe così anche alienato i voti del grosso bacino della città satellite di Librino feudo del centrodestra.

Ma chi si muove oltre lo schermo della tv, percepisce immediatamente che la realtà è molto più complessa. Sono in tante le famiglie, i bambini, gli anziani che nel palazzo di cemento abitavano costretti da una speculazione edilizia che mette in ginocchio una popolazione di disoccupati, precari, lavoratori saltuari e occasionali, una non forza lavoro che nella provincia di Catania arriva al 52,3%. Mentre sono oltre 15.000 gli alloggi occupati abusivamente nel solo anello di Zia Lisa, Librino e San Giorgio, gestiti dai capisquadra dei quartieri che li distribuiscono in cambio di affiliazioni, favori o piccole somme di denaro. Non parliamo poi del mercato della droga che è di gran lunga il lavoro più facilmente reperibile e più remunerativo per una popolazione in gran parte analfabeta. Una popolazione emarginata, isolata nel proprio quartiere ghetto dove manca qualsiasi servizio essenziale, dove nessuno era contento di vivere con le fogne in garage, i ratti sulle scale ecc.ecc. ma che almeno aveva un tetto sulla testa.

Una intera popolazione costretta appositamente alla lontananza dallo sfarzoso centro cittadino, una periferia nascosta dove rinchiudere gli abitanti, costringendoli ad una prigione mentale, ad una divisione classista e discriminatoria, dove la contaminazione e l’incontro con il resto del tessuto urbano diventano scontro e rabbia e dove condurre la propria esistenza diventa, in modo più evidente e lampante che in altri, mera sopravvivenza. Si è tanto parlato in modo strumentale dello spaccio che nei piani bassi del palazzo di cemento sostituiva negozi e botteghe, ma sarebbero gli abitanti, vittime del disastro in cui versa il sistema, ad essere la causa del problema?  Sarebbero loro, che vivono tra i rifiuti e i miasmi, i potenti boss della mala che si arricchiscono con la droga? Eppoi, sarebbe la droga un affare così grosso se lo Stato, con la scusa di tutelare la salute dei cittadini, non avesse appaltato il suo commercio al mercato nero delle mafie?

Stancanelli, esponente cittadino del clan dello Stato, con una strategia vincente è riuscito ancora una volta a farla franca, dividendo tutte le famiglie, ricattando e terrorizzando è riuscito a buttare in mezzo ad una strada gente che non ha raccomandazioni, influenza e denaro per far valere le proprie ragioni e nel contempo ad essere acclamato come paladino della giustizia. Mentre lo spaccio, sotto accurate indicazioni, si sposta qualche via più in là, la gente non può che rivolgersi ai clan rivali per chiedere assistenza e protezione. D’altronde si sa, gli Stati come le mafie trattano, prendono accordi e a pagarne le spese sono sempre i poveri e gli indigenti sulla cui pelle si guadagnano succosi profitti.

Ma questo non basta, l’arroganza del potere fascista non può permettere ai poveri di organizzarsi, magari di uscire dall’egida dei potenti per conquistare autonomamente con la lotta ciò che gli spetta. Quindi è necessario spaventare e reprimere per stroncare una riappropriazione che potrebbe rivelarsi ben più pericolosa di una supina richiesta alle istituzioni, ed è così che verso le 15.00 di giovedì 19 maggio la polizia municipale, milizia privata del capoclan Stancanelli, indossati guanti e caschi, con la forza smonta il presidio strappando brutalmente tende, gazebo e transenne dalle mani dei reduci della protesta. Questi sono colpevoli di aver contestato la loro nuova condizione di senza casa, colpevoli di non aver accettato di andare a stare negli alberghi ad ore utilizzati per la prostituzione, in colonia tra le spiagge della plaja o nelle camerate della Caritas vanno dispersi, altrimenti  per ammissione dello stesso sindaco questa  “sconcia rappresentazione del degrado” potrebbe saltare agli occhi di chi passeggia per il salotto buono della città. Ovviamente sono i tutori dell’ordine a lamentarsi di esser stati vittime di donne e anziani che hanno osato difendersi dalla “normale” violenza delle istituzioni, ma il capo mandamento Pdl in città, che osservava sorridendo compiaciuto lo sgombero in atto sotto il suo balcone, non s’illuda, lo sfruttamento e i soprusi sono già nel suo conto e prima o poi qualcuno sarà costretto a saldarlo.

 

SOLIDARIETÁ CON LE FAMIGLIE SENZA-CASA DEL PALAZZO DI CEMENTO!

 

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